La tredicesima edizione de L’isola delle storie, il festival letterario di Gavoi, la prima in assoluto per me. 10 cose (+1) che non potrò dimenticare.
- «Ma come fai ad aver letto Fois senza aver mai visto la Barbagia?»
- Beatrice. Perché quando trovi un pezzo di te in un’altra persona non può che essere amicizia vera. (Ammettiamolo: siamo le nuove Terry e Maggie).
- Ascoltare storie a testa in su, osservando scrittori intenti a parlare da balconi fioriti.
- Tommaso Pincio: l’entusiasmo preventivo, il sospiro di crepuscolo e il diario di lettura su La scuola cattolica. Perché talvolta Toro e Bilancia possono andare d’accordo.
- Fuffi, la gattina che tengo tra le braccia nella foto.
- Le magliette rosse che spuntavano come papaveri in ogni viuzza tortuosa della città.
- Il nervosismo del Grande animale che scalpitava durante i rigori di Germania-Italia, abbracciando sconosciuti.
- Conoscere, finalmente, «il sardo che scrive come un russo dell’Ottocento».
- Gli gnocchetti preparati alla leggendaria Cena dei pastori. E ovviamente Il mirto con l’autore (di fiori, amori spezzati e proposte di matrimogno).
- Imbattersi di continuo in Mircea Cărtărescu e pensare: «ok, se questo pomeriggio non è ancora partito, mi avvicino e chiedo se posso fargli due domande». L’ho fatto. Alla fine stavo malissimo e benissimo insieme.
- La dedica che mi ha fatto sentire una vera Principessa del caffè.
p.s. hai visto, Jacopo-il-Pianista? Ho seguito il tuo consiglio. (Grazie, alla prossima).