Le nostre anime di notte. Un weekend con Haruf, Redford e Fonda

È stato in cima alle classifiche. Il libro-testamento di uno scrittore americano scomparso da qualche anno, pubblicato in Italia da una piccola casa editrice milanese. Un caso editoriale di quelli che, miracolosamente, mettono quasi tutti d’accordo. Perché Le nostre anime di notte (NN editore, traduzione di Fabio Cremonesi, pp. 171, 17 euro) racconta una storia di ultime possibilità. Siamo a Holt, la cittadina fittizia del Colorado in cui Kent Haruf ha già ambientato i libri che compongono la Trilogia della pianura. Addie Moore e Loius Waters sono due anziani vedovi. Hanno passato fianco a fianco tutta la vita, eppure si conoscono pochissimo, non essendosi mai spinti più in là dei cordiali saluti tra vicini. Fino alla sera in cui Addie si presenta a casa di Louis con una proposta diretta e disarmante: «Sto parlando di attraversare la notte insieme. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?».

Farsi compagnia, tenersi la mano tra le coperte, sussurrare al buio, scacciare la solitudine. Niente sesso. Attraversare insieme la notte, appunto. Ed è così che Louis accetta di andare a casa di Addie ogni sera, fregandosene del giudizio della comunità di Holt.

Cinquant’anni dopo A piedi nudi nel parco, ritroviamo Jane Fonda e Robert Redford insieme ancora una volta. Sono loro a prestare il volto ad Addie e Louis in una commovente trasposizione targata Netflix che, da un lato, non vi farà rimpiangere il libro già letto, dall’altro – qualora non l’aveste già fatto – vi invoglierà ad ampliare la vostra permanenza a Holt acquistandolo. Da vedere sotto il piumone, Le nostre anime di notte si adatta come una coperta calda ai desideri dello spettatore-lettore in una notte d’autunno.

Ho passato il weekend tra le pagine di Haruf e il film di Netflix. Ed è vero: il film procede in modo lineare, con un racconto sincero che non aggiunge nulla in originalità. Ma vedere Robert Redford e Jane Fonda – due giganti del cinema entrambi ottantenni, qui alle prese con i gesti quotidiani di due vite prossime alla fine – interpretare, quasi alla lettera, i tenerissimi dialoghi di Kent Haruf vi farà piangere. Promesso. Ma poi – vista l’ultima scena, chiusa l’ultima pagina – vi sentirete un po’ più amati. E noi, in fondo, cosa desideriamo di più dal cinema o dalla letteratura? Cosa desideriamo di più dalla vita?

«E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra».

Raymond Carver, Orientarsi con le stelle

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