Semiramide, Cleopatra, Calpurnia. Sono alcuni degli stravaganti nomi che affollavano il mio immaginario di bambina, quando mio nonno mi raccontava le storie dei nostri avi. Ero curiosa e insistente – volevo saperne di più: da dove venivano? La risposta di mio nonno era sempre la stessa: il teatro. Nonostante l’amore per le opere le operette e il balletto scorra potente nell’albero genealogico familiare, ve lo posso confessare candidamente: erano secoli che non mettevo piede a teatro.
#SHARINGARTS
Quando Intesa Sanpaolo mi ha proposto di assistere alla prima dello Schiaccianoci alla Scala di Milano – nell’ambito del progetto Scala Under30, raccontato da Intesa Sanpaolo con #sharingarts – ho pensato che fosse un modo perfetto per trasformare un gelido sabato sera di dicembre in un momento da ricordare. Perché abbassate le luci, alzato il sipario, mi è sembrato di essere teletrasportata in un mondo magico, fatato e natalizio: dove gli alberi di Natale possono diventare giganti, i fiocchi di neve tramutarsi in sinuose ballerine e, soprattutto, gli Schiaccianoci prendere vita. Ma facciamo un passo indietro.
LO SCHIACCIANOCI
La versione dello Schiaccianoci – in cartellone alla Scala fino al 15 gennaio 2019 – è quella creata nel 1954 per il New York City Ballett da George Balanchine, coreografo russo trasferitosi negli Stati Uniti. Simbolo della tradizione americana, lo Schiaccianoci di Balanchine è qui al debutto italiano. Non è mai stato infatti rappresentato in nessun teatro della penisola: la prima non poteva che tenersi nel più celebre teatro di Milano. Un tripudio di colori, luci e musiche, che vede sul palco tantissimi bimbi: i danzatori del Corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano diretto da Fréderic Olivieri, accanto al Coro di voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala.
Ma di cosa parla questa fiaba? I piccoli Fritz e Marie aspettano con gioia e trepidazione il Natale: un amico di famiglia regala loro uno schiaccianoci di legno dall’apparenza innocua – e anche un po’ bruttino, se proprio vogliamo dirla tutta. Quello che nessuno dei bimbi potrà immaginare è che sarà proprio quel buffo pupazzo ad animarsi, prendere vita e trascinarli nell’avventura più grande che potessero sognare: a combattere contro lo spietato Re Dei Topi in un mondo popolato da principi, principesse, fate e soldati.
LA SCALA
Ve lo dico senza indugi: è stata un’emozione grande. Prima dello spettacolo sono stata alle Gallerie d’Italia, dove la bravissima Francesca Pedroni – docente di storia del balletto dell’accademia della Scala – ci ha svelato buona parte dei segreti che si celano dietro allo Schiaccianoci. (Voi lo sapevate che nella versione cinematografica è stato interpretato da un certo Macaulay Culkin?) E come se non bastasse, per fare il pieno di bellezza, abbiamo visitato rapidamente la mostra Romanticismo – dove è stato possibile ammirare quadri di Hayez e Friedrich. Infine, una volta varcata la soglia della Scala, ciao, addio e arrivederci: sono rimasta una buona manciata di minuti a fissare gli imponenti lampadari di cristallo (per cui ho avuto fin da piccolissima una grande fascinazione, non chiedetemi perché). E in quel momento ho avuto la netta sensazione di non aver attraversato delle semplici porte, ma dei portali magici: un altro tempo, un altro luogo. È questa la magia dell’arte, in fondo.
LA MAGIA
Una volta sul treno per casa – perché sì, è sempre #vitadapendolare – avevo ancora negli occhi tutto l’incanto di uno spettacolo dove il linguaggio della musica e quello del corpo si sono mescolati per dare vita a qualcosa di unico. Ho capito perché mio nonno aveva quel tono di voce così solenne quando pronunciava quelli che per lui erano nomi familiari mentre per me erano terribilmente esotici. E mi sono detta che sì, dovevo replicare quell’atmosfera concedendomi più sere a teatro.
Le fotografie dello spettacolo sono state prese dal sito del Teatro alla Scala di Milano.