«Devo leggere tutto quello che ha scritto quest’uomo».
Era estate. Ripetevo come un mantra questa frase mentre, una pagina dopo l’altra, venivo a conoscenza delle vicissitudini della famiglia Chironi. Partendo dalla fine, da quella Luce perfetta – ultimo capitolo della trilogia costruita attorno alla stirpe sarda – che mi aveva folgorato. Avevo incontrato, per la prima volta, le storie narrate da Marcello Fois. E, come avvolta da una dolcissima maledizione, non avrei più potuto farne a meno.
Adelaide, Australia. Antonia e Jenny – madre e figlia – sono «due creature colte troppo presto, strappate alla vita prima che gli potesse riuscire di portarla a compimento». Così, come due frutti acerbi nati dalla stessa pianta, le presenta Marcello Fois nel suo ultimo romanzo, Ex voto (minimum fax, pp. 101, 14 euro).
Fuggita da Napoli con la famiglia quando era ancora bambina, Antonia ha rinnegato le sue origini a partire dal nome, trasformato nel più giovanile Tony, come ci si sbarazza di un vestito diventato ormai logoro e stretto. Una donna forte, quasi respingente che, negli anni, ha intessuto con Jenny – «figlia imprecisa», bambina intrappolata in un corpo da adolescente – un rapporto viscerale, che le confina in una dimensione dove non esiste altro all’infuori del loro amore.
Avevo incontrato, per la prima volta, le storie narrate da Marcello Fois. E, come avvolta da una dolcissima maledizione, non avrei più potuto farne a meno.
Per capire il dolore di Tony e Jenny bisognerà scavare nel passato, risalire agli anni di Napoli, al motivo che ha indotto la famiglia a scappare agli antipodi del mondo. Che sia per un sortilegio? Una grazia concessa dalla Madonna dell’Arco, culto napoletano praticato, all’infuori del territorio campano, solo nella città di Adelaide?
In un climax crescente, amplificato dalla compressione temporale del triduo Pasquale in cui è racchiusa la storia, le colpe delle madri ricadranno sulle figlie. Fino al raggiungimento di una dolorosa quanto catartica verità. Fois ritorna. Ritorna con una short story ambientata lontano dalla Sardegna, la sua «zattera del Mediterraneo». Ma pur sempre di isola si tratta: un continente avulso, l’Australia. Lo fa conservando la potenza propria della sua scrittura. Regalandoci, ancora una volta, un racconto che ha l’eco e la forza di un canto antico. Sospeso tra mito e tradizione, realtà e magia. E che, per quanta modernità possa contenere, giungerà a voi come una storia sussurrata attorno al fuoco nella penombra della sera.