Mettiamo subito le cose in chiaro: Il colibrì di Sandro Veronesi è un grande romanzo. Perché al suo interno contiene la vita, la morte e tutto ciò che sta in mezzo: l’amore, il dolore, il lutto, la sofferenza, la felicità, la rinascita.
Marco Carrera – detto il Colibrì – è un uomo che cerca di resistere agli urti incessanti della vita. Veronesi è abilissimo nello svelarci la storia di Carrera saltellando avanti e indietro nel tempo, con continui flashback e flashforward. Ma non solo. Al racconto mescola con sapienza lettere, email, elenchi – dando forma a un caleidoscopio perfetto di sensazioni, tutte incredibilmente autentiche. La lettura del colibrì mi ha travolta: come se sentissi lo sbattere delle ali mentre giravo le pagine. Fino al finale. Un po’ retorico. Che ha raffreddato – non lo nego – i miei entusiasmi.
Ciò non toglie che Marco Carrera mi accompagnerà per tanto, tantissimo tempo. E non smetterò di ripetere quanto quell’elenco sofferto e straziante di Urania – che rivela come i libri possano dire molto della nostra vita, anche quando non ci siamo più – non lo scorderò mai.