Ma Francesca, come hai iniziato a lavorare in editoria?
È una delle domande più gettonate da quando ho cominciato a chiacchierare di libri e storie online. Negli anni mi sono arrivate decine e decine di messaggi su Facebook e Instagram, una cascata di mail, persino svariati vocali su WhatsApp. Non ci sono trucchi da svelare o incantesimi da pronunciare. Nella mia personalissima esperienza un passo fondamentale per la formazione è stato quello di iscrivermi al Master in Editoria della Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori, in collaborazione con l’Università Statale di Milano e l’AIE (Associazione Italiana Editori). Fondamentale perché è riuscito a farmi mettere a fuoco il mondo editoriale, scomporlo nelle figure che lo popolano, mostrarmi quanto la strada che volessi intraprendere fosse quella dell’ufficio stampa, e infine farmi approdare in una casa editrice per uno stage – passando quindi dalla teoria alla pratica.
Ho pensato che fosse utile raggruppare le domande che mi sono arrivate negli anni per fare una sorta di guida (in costante aggiornamento) su come affrontare il master e il temutissimo test di ammissione. Per tutte le informazioni più strettamente tecniche e burocratiche – ore di attività didattica, laboratori, workshop, bando, documenti – vi rimando al sito della Fondazione. Troverete tutto lì. Ma veniamo subito al test.
L’ammissione al corso per il master è determinata sulla base delle prove di selezione, suddivise in due fasi. La prima, della durata di circa 4 ore, prevede le seguenti prove scritte:
- test a risposta multipla (cultura generale, elementi di cultura editoriale, di economia, di conoscenze digitali);
- prova tecnica (revisione di un testo: individuazione di errori morfosintattici, di contenuto e refusi di stampa);
- prova di scrittura.
Una volta superata questa fase, bisogna affrontare:
- accertamento della conoscenza della lingua straniera (test di comprensione a risposta multipla);
- colloquio a carattere motivazionale e attitudinale.
Come prepararsi al test di ingresso?
È fondamentale studiare la bibliografia obbligatoria: la maggior parte delle domande del test a risposta multipla vengono pescate da lì. Poi, certo, esiste un imponderabile fattore di allineamento astrale per cui possono capitarti quesiti sull’editoria relativi ad aspetti che già conoscevi (nel mio anno tra le domande sono spuntati i nomi di Carlo Rovelli e Michele Mari, da allora miei spiriti guida). Però ecco, è davvero obbligatoria la bibliografia: non sottovalutatela.
Esercitatevi il più possibile nel cercare refusi nei testi, fermo restando che a) se non avete l’occhio non diventerete magicamente degli Indiana Jones delle bozze, ma potrete sempre migliorare; b) anche se volete fare un altro lavoro in ambito editoriale prima o poi vi toccherà (sad story, true story); c) non è necessario avere la dimestichezza di un professionista che conosce tutti i simboli che si usano per correggere le bozze. Io mi ero angosciata nello studiarli prima, ma in realtà li affronterete con gli insegnanti nei mesi successivi.
In che cosa consiste la prova di scrittura? È un saggio breve che parte da un’unica traccia e che deve essere sviluppato con tesi, dati e proprietà di linguaggio. Il mio consiglio è quello di essere curiosi e aggiornati su quello che capita nel mercato editoriale. Possono aiutarvi testate online come ad esempio Il Post Libri, minima&moralia, Il Libraio, Il Tascabile, Rivista Studio, L’indiscreto e molte altre.
Anche la prova in lingua straniera sarà scritta: una comprensione testuale a risposta multipla – potrete scegliere se farla in inglese, francese, tedesco o spagnolo.
E ora arriviamo al colloquio motivazionale. Primo punto, banale, lo so: siate davveromotivati. L’editoria è una cosa seria, non la serie B del campionato dei laureati in Lettere che non hanno trovato posto nell’insegnamento. Fine nota polemica. Le domande sono le più disparate, io mi sono sentita chiedere se volessi – ad esempio – lavorare nella varia, occupandomi perché no di libri di cucina (credo di non avere un solo libro in casa che parli di cucina, se togliete il diario della mia nonna lettrice con le ricette scritte con la sua grafia svolazzante). La mia risposta rimane un segreto, ma posso dirvi che è stata la prova che ho superato con un punteggio maggiore.
Per lavorare in questo ambito è essenziale frequentare questo (o un altro) master?
Nulla è essenziale: non c’è – come in altre professioni – un percorso a tappe obbligate. Te lo devi costruire per conto tuo, sbagliando, prendendo porte in faccia, sentendoti dire che non c’è un budget destinato a te, o che hanno appena assunto qualcun altro (spoiler: quasi sempre una nuova figlia di papà). Ma non è questo il punto. L’editoria è un ambiente piccolo, in cui è difficilissimo accedere e poi restare per davvero: fare un master come quello della Fondazione Mondadori non solo ti permette di capire quale possa essere la tua strada, ma è anche un’occasione unica per intessere i primi contatti con professionisti del settore che un giorno potrebbero diventare i tuoi futuri colleghi, o addirittura il tuo capo. Inoltre, entrare in una casa editrice è sempre più complesso, e lo stage è la via più diretta per mettere da parte un po’ di esperienza.
Posso iscrivermi al test anche se sono laureato in (inserisci qui Facoltà-Non-Umanistica)?
È necessaria solo una laurea di primo livello, in una delle facoltà che trovate in questo elenco qui.
Come funzionano le lezioni?
Ci sono diversi moduli: lezioni frontali, laboratori e workshop (nello specifico il lavoro che verrà portato avanti sarà sul Premio Pop – Premio Opera Prima). Si toccano moltissimi aspetti del lavoro editoriale: dalla correzione di bozze all’editing, passando per l’ufficio stampa, l’ufficio diritti, la traduzione, l’ufficio tecnico, marketing, economia… E quando vi ritroverete in una lezione che affronta un argomento che vi sembra noioso o poco interessante, non disperate. Saranno tassellini comunque efficaci per la vostra formazione. Perché quando sarete in casa editrice avrete già un’idea di come funzionano le dinamiche e i ruoli all’interno. E avrete anche capito cosa non voler in nessun modo fare.
E lo stage?
Eccoci arrivati al momento culminante del finale travolgente: lo stage. Lo stage curricolare – se poi sarete bravi e/o fortunati potrete venire rinnovati con uno stage extracurricolare, guadagnando ancora un po’ di tempo ed esperienza – non può essere scelto da voi. Sarà la direzione che, dopo aver letto le vostre motivazioni deciderà quali colloqui farvi fare. Non sempre andrà bene, ve lo dico già. Il mio consiglio è quello di cercare di essere il più precisi possibili nell’esprimere le vostre preferenze (cosa volete fare, dove volete farlo). E poi sperare che la sorte vi assista.
Chiudo con un aneddoto personale: il master – se siete fortunati come me – vi regalerà anche, fra i compagni di corso, delle persone magnifiche, che magari faranno strade diversissime dalla vostra ma con cui resterete in contatto perché avrete condiviso un pezzetto di vita.
Spero di avervi aiutato almeno un po’. I lunghi messaggi vocali di chiarimento continueranno, ma ho pensato che una guida potesse essere un’ulteriore bussola per orientarsi nella giungla editoriale. Come dico sempre: molti cuori e molto, moltissimo tifo!