È iniziato tutto con un libro. E una tazza cromaticamente intonata alla copertina del volume. Un gesto quasi spontaneo: prendere una scala, salire e fotografare la composizione dall’alto. Se avete un account Instagram non potete non sapere di chi sto parlando. Petunia Ollister, al secolo Stefania Soma, ha dato il via a una vera a propria tendenza. Che, come ogni fenomeno pop, è stato copiato, riprodotto, rivisitato. Persino criticato.
Ora le sue famose colazioni sono state raccolte in un libro Colazioni d’autore – #bookbreakfast (SlowFood, pp. 144, 22 euro).
Dall’apertura di un account Instagram alla pubblicazione di un libro, passando per una rubrica su un importante inserto culturale. Chi è Stefania Soma e come nasce Petunia Ollister?
Stefania Soma è la persona anagrafica che ha l’onere di portarsi in giro Petunia Ollister. Ha fatto la conservatrice di Beni culturali – fotografici e librari – per quindici anni, lavorando più o meno sempre da sola e occupandosi di ricostruire storie e percorsi storici tra immagini e collane editoriali. Poi il mio lavoro è sparito e mi sono trovata a collaborare con l’ufficio marketing di un grande gruppo editoriale.
Petunia Ollister nasce nel 2010, dalla mente di un amico copy che ha coniato un nome che Stefania potesse usare sui social per lasciare libera la sua parte più creativa e divertente.
Nella prefazione di Colazioni d’autore – bookbreakfast, racconti che la prima fotografia è stata scattata quasi per caso, per gioco. Qual è la stata la prima colazione? E quando hai capito che si stava trasformando in un fenomeno pop?
Ho iniziato con Daily Dishonesty, il libro della calligrafa Lauren Hom. Lo stavo sfogliando una mattina facendo colazione con una tazza che casualmente era della stessa tonalità della copertina. Ho guardato la mia fetta di pane fatto con il lievito madre e ho pensato: «Ho anche una colazione bella questa mattina!»
Salire su una scala, riprendere il set dall’alto e pubblicarlo su Instagram è stato un gesto unico. Usare gli hashtag giusti è una prosecuzione del mio lavoro di catalogatrice, farmene coniare uno specifico da un altro amico copy invece è stato un gesto ironico. Mai avrei immaginato il successo che avrebbero avuto. La prima persona a interessarsi a me fu una giornalista di «Vogue» che ebbe la sfortuna di essere poi bruciata sul tempo da siti e testate online che iniziarono a intervistarmi a ripetizione. Mi sono resa conto che potevano avere una loro utilità sociale quando ho capito che tante persone si trovavano in timeline le mie foto e ne rimanevano incuriositi, fino addirittura a leggere quei libri che venivano ritratti.
Colazioni d’autore – bookbreakfast è composto da scatti inediti. Com’è nata la collaborazione con SlowFood editore? Come hai scelto i libri e le colazioni?
La collaborazione con il mio editore è nata per caso. Io e Carlo Bogliotti, il mio direttore editoriale, abbiamo amici in comune che ci hanno presentato. L’anno scorso ci siamo trovati durante il Salone del libro e lì è nata l’idea di dare una forma cartacea al progetto social dei BookBreakfast. Abbiamo immaginato qualcosa che riportasse in primo piano il momento della colazione fatta godendone la lentezza e la bellezza.
Per selezionare i libri da ritrarre ci siamo concentrati su opere in cui si parlasse di cibo. Abbiamo vagliato i classici, i best-seller, il bacino degli editori indipendenti, i personaggi letterari che più ho amato. Ci siamo divertiti a mettere insieme un percorso culinario e narrativo che incuriosisse e attraesse il lettore, e la persona che vuole sperimentare in cucina.
Petunia Ollister è un account da 21mila followers, più di mille cuoricini sotto ogni post. Qual è il tuo rapporto con le case editrici? Come credi si possano avvicinare nuovi lettori? Che consiglio daresti a chi vuole aprire oggi un account Instagram e diventare influencer?
Ho un ottimo rapporto con le case editrici, molto rispettoso. Vengo contattata dagli uffici stampa solo quando pensano che un libro potrebbe piacermi e io richiedo loro dei volumi con grande oculatezza. C’è un gentlemen’s agreement tra di noi. Credo che le persone potrebbero optare per la lettura se la lettura, il gesto di leggere e i libri stessi venissero riportati a quel che sono: un passatempo. Il libro va svestito della sua sacralità, il leggere deve tornare gesto naturale e quotidiano, il non-lettore non deve essere fatto sentire meno del lettore perché in questo modo si crea una distanza incolmabile. I social servono anche a questo, raccontare il proprio rapporto con i libri e raccontare come nei libri si possa trovare di tutto per soddisfare ogni gamma di necessità emotiva. Sono la persona meno indicata a suggerire come diventare influencer.
Non ho avuto nessuna strategia, mi sono solo trovata a raccontare due cose che mi piace molto fare – leggere e mangiare – in un modo gradevole e in linea con la mia compulsione all’ordine e alle assonanze cromatiche. L’unico consiglio che posso dare è di cercare uno stile originale e raccontare qualcosa di piacevole per chi lo ritrae. Altrimenti è solo un esercizio di stile.