È facile sconfiggere un cetaceo (se sai come farlo). Guardati dal beluga magico di Daniel Cuello

Premessa

Questo beluga mi aspettava da un po’. Mi ero imbattuta del tutto casualmente in una vignetta su Facebook: «Ehi, ma questa sono io!» avevo esclamato. Era una giornata poco produttiva. Avete presente, no? Quelle classiche giornate in cui la tua to do list si allunga all’infinito, e tutto quello che sei in grado di fare è destreggiarti tra i video con i cuccioli di panda e il nuovo taglio di capelli della tua migliore amica delle medie che non vedi da dieci anni. La vignetta – che ritraeva un simpatico omino intento a misurare nell’ordine: 1) le cose che devo fare oggi (molte); 2) le cose che sono riuscito a fare (poche); 3) le cose che ho mangiato (un’infinità, manco a dirlo) – mi aveva strappato un sorriso. Anzi, più di uno. Tanto che, incuriosita, avevo digitato nella stringa di Google quel danielcuello.com che compariva in basso a destra. La produttivà della mia giornata magari non si era impennata, ma il mio buonumore sì.

 

Svolgimento

Tutto quello che è successo da quel giorno in poi si può sintetizzare così: Daniel Cuello – fumettista argentino di nascita trapiantato in Italia da parecchi anni – è diventato a pieno titolo una delle mie persone preferite (fra quelle che non conosco, perlomeno). Uno di quegli artisti che, attraverso un racconto, una striscia a fumetti, una canzone, ti scaldano la giornata. E proprio quei piccoli momenti di felicità firmati danielcuello.com che in rete hanno racimolato like su like, valanghe di cuoricini e condivisioni, sono stati racchiusi in un unico volume: Guardati dal beluga magico (Bao Publishing, pp. 144, euro 19). Ve l’avevo detto che c’entrava un cetaceo, ed eccolo qui. Se pensate però a una semplice raccolta delle strisce cult apparse qua e là tra blog e social prima e dopo la pubblicazione di Residenza Arcadia (la sua prima graphic novel, sempre made in Bao) be’, sbagliate di grosso. Guardati dal beluga magico contiene sì tutto il mondo di Cuello – dentro ci troverete Piero Angela, le patatine con lo stracchino, Franca Leosini… – ma in più, incastonati tra le trenta tavole inedite (divise in un prologo e tre capitoli), scoprirete anche preziosi frammenti di vita dell’autore. Come l’infanzia in Argentina, la perdita di peso, il non sentirsi mai nel posto giusto, l’importanza del fumetto nella sua vita, la possibilità di cambiare il proprio destino. Che poi, forse, per chi ha iniziato da bambino a disegnare e non ha più smesso (cit.) è in fondo la stessa cosa.

 

Come un moderno Achab, Cuello ci trascina in un vortice miracoloso: la sensazione sarà proprio quella di essere teletrasportati insieme al personaggio di Daniel – complice anche la struttura non lineare della graphic novel, che ricorda il meccanismo dei libri game – tra presente e passato. Alla caccia di quella sorta di fantasma che perseguita il protagonista. E che ha proprio le sembianze di un mite, dolce, tenero, innocuo e paffuto beluga. Se ci pensate bene, l’ombra di quell’animale che campeggia in copertina non simboleggia solo le nostre paure. Ma incarna perfettamente lo spirito delle tavole di Cuello. Dal tratto minimalista, sempre in bilico tra divertimento e angoscia, nell’esatto punto di intersezione tra comicità e tragedia. Perché Cuello, in questo libro in cui forse si è messo a nudo come mai ha fatto prima, ha moltiplicato all’ennesima potenza quel piccolo miracolo presente in ogni sua striscia. Parlare dei fatti suoi per raccontarci i nostri. Che è poi il potere delle storie. Quelle migliori.

 

Epilogo

Ve l’avevo detto, no? Quel beluga mi stava aspettando. Ora, però, verrà a cercare voi.

 

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