Prendete uno dei più famosi scrittori orientali del momento, Murakami Haruki. Aggiungete un eclettico illustratore nipponico, Wada Makoto. Agitate e mescolate bene a ritmo di musica jazz, la passione viscerale che accomuna questi due artisti. Ne otterrete Ritratti in jazz (Einaudi, traduzione di Antonietta Pastore, pp. 233, 19,50 euro), un libro scoppiettante, nato grazie alla collaborazione di due talenti dediti a forme d’arte diverse ma complementari: scrittura e pittura.
Caratterizzato da questa profonda sinergia, il testo, un percorso musicale melanconico e appassionato, si compone di cinquantacinque ritratti di musicisti che hanno scritto la storia del jazz: Chet Baker, Benny Goodman, Miles Davis, Louis Armstrong… sono solo alcuni dei grandi protagonisti che il lettore potrà riscoprire attraverso gli efficaci e rivelatori disegni di Wada e la struggente e confidenziale prosa di Murakami.
Si ha come l’impressione, leggendo Ritratti in jazz, di entrare in un locale fumoso di Tokyo, bere qualcosa in compagnia di un vecchio amico e ascoltarlo mentre, con estrema naturalezza e dovizia di particolari, parla di musica.
Prendete uno dei più famosi scrittori orientali del momento, Murakami Haruki. Aggiungete un eclettico illustratore nipponico, Wada Makoto. Agitate e mescolate bene a ritmo di musica jazz, la passione viscerale che accomuna questi due artisti. Ne otterrete Ritratti in jazz.
E, forse, questa sensazione particolare non è dovuta solo alla passione che l’autore giapponese nutre da sempre nei confronti del jazz. Forse, inconsciamente, Murakami riesce a restituire al lettore l’atmosfera che aleggiava negli anni Settanta al Peter Cat, il piccolo jazz bar che lo stesso scrittore ha gestito, per diversi anni, prima di diventare uno dei più acclamati autori giapponesi.
Ritratti in jazz è, in definitiva, una piccola perla che, per la sua complessità e ricchezza di dettagli, potrebbe non risultare apprezzata da tutti: un lettore a digiuno di musica jazz verrebbe sommerso da un groviglio di date, artisti e album. È questa l’unica avvertenza che si può e si deve dare ad un futuro lettore prima di lasciarlo immergere nella scoppiettante e struggente melodia ricreata dalla penna di Murakami e dai disegni di Wada.