Robert e Ana si incontrano una sera, a teatro, in una Berlino aperta, immemore. È un amore che sboccia subito da parte di Robert, conquistato dai modi sfuggenti di Ana, dai capelli lunghi e neri, dal corpo esile. Una storia qualunque, minuscola nell’infinità caotica di destini che popolano il nostro pianeta. Ma, come ogni storia, racchiude in sé particolari inaspettati e sviluppi sconvolgenti. Ana è serba. Robert, nato e cresciuto in Germania, è di origine croata. Non sa nulla del paese di suo padre, ma è desideroso di conoscere ogni dettaglio sulla vita a Belgrado della sua futura compagna.
Una storia qualunque, minuscola nell’infinità caotica di destini che popolano il nostro pianeta. Ma, come ogni storia, racchiude in sé particolari inaspettati e sviluppi sconvolgenti.
Perché Ana si dimostra così restia nel parlare del suo passato, della sua fuga da Višegrad? Qual è stato il ruolo di suo padre durante la guerra? In un crescendo da tragedia shakespeariana, dove le colpe dei padri ricadono sui figli, Robert tenterà di decifrare i silenzi di Ana, avvicinandosi il più possibile ad una verità mutevole, sfuggente e, al tempo stesso, allontanandosi forse irrimediabilmente dalla sua amata. Con una prosa asciutta, a tratti scarna, Nicol Ljubić narra come due piccoli destini possano essere segnati dagli avvenimenti della Storia. Da una guerra, la cui difficoltà di comprensione e forse disinteresse da parte dei più, può essere colta in un passo tratto da Come fossi solo, potente romanzo dello scrittore italiano Marco Magini: «troppa storia, troppi popoli, troppo sangue».
In un crescendo da tragedia shakespeariana, dove le colpe dei padri ricadono sui figli, Robert tenterà di decifrare i silenzi di Ana, avvicinandosi il più possibile ad una verità mutevole, sfuggente e, al tempo stesso, allontanandosi forse irrimediabilmente dalla sua amata.
Mare calmo (Keller, traduzione di Franco Filice, pp. 192, 14,50 euro) è un romanzo che mette in risalto l’ambiguità, le sfumature della Storia, che fa riflettere sul concetto di colpa, individuale e collettiva. In un passato così recente e confuso è difficile tracciare una linea netta, un confine invalicabile tra coloro che hanno fatto del male e coloro che lo hanno solo ricevuto. «La Storia siamo noi, nessuno si senta escluso» cantava De Gregori.
È tutto accaduto vent’anni fa, al di là di un mare vicino. Per questo motivo, la lettura di testi come Mare calmo è fondamentale, perché permettono, con una vicenda così umana, di avvicinarci a pagine tragiche che, ancora oggi, fatichiamo a comprendere fino in fondo.