Amy Elliott e Nick Dunne. Giovani, belli e innamorati. Si incontrano a New York, a un party e scocca la scintilla: qualche mese e i due si sposano. La premessa di una vita felice si sgretola davanti agli occhi dei due neo sposini. Perdono entrambi il lavoro. Sono costretti a tornare a casa di lui, lasciando le luci della Grande Mela per rintanarsi a North Carthage, Missouri, nella sperduta provincia americana ad accudire la madre malata.
La nuova, scioccante quotidianità prende forma, trascorre indolente e monotona per qualche anno, fino ad un punto di rottura. Amy, all’improvviso, scompare. Puff, come una magia. I sospetti della polizia si concentrano immediatamente sul marito, come nel più classico dei gialli, ma la realtà potrebbe non essere quella che appare.
La nuova, scioccante quotidianità prende forma, trascorre indolente e monotona per qualche anno, fino ad un punto di rottura. Amy, all’improvviso, scompare. Puff, come una magia.
In una caccia al tesoro, un rompicapo per ritrovare Amy e ancor di più per capire la verità che si cela dietro questa storia, al lettore verranno fornite due voci. Quella di Nick, attraverso la narrazione dei fatti che succedono la scomparsa della dolce e perfetta moglie e quella di Amy stessa, sbirciando tra le pagine del suo diario. Gone Girl (Rizzoli, traduzione di Francesco Graziosi e Isabella Zani, pp. 462, 19 euro) è un romanzo a matrioska, da scomporre, smontare pezzo a pezzo con un monito da tenere ben presente durante tutta la lettura: la realtà è fin troppo malleabile, non fidatevi di nessuno.