Cosa svelano gli oggetti che ci appartengono? Cosa dicono di noi? Forse, sembra suggerirci Antoine Laurain nel suo ultimo romanzo La donna dal taccuino rosso (Einaudi, traduzione di Margherita Botto, pagg. 170, 17 euro), dipende dalla sensibilità di chi guarda. E lo sguardo di Laurent, libraio che, una mattina, trova una borsa color malva abbandonata su un marciapiede di Parigi, è colmo di quella poesia. Di quell’attenzione necessaria per leggere e decifrare la storia che si cela in ognuno degli oggetti contenuti in quel piccolo universo.
Una boccetta di profumo, una bottiglietta d’acqua, vecchie fotografie, un taccuino rosso per annotare pensieri e paure e un libro di Modiano, con autografo e dedica: A Laure, in ricordo del nostro incontro sotto la pioggia. Come stregato dalla donna misteriosa, Laurent inizierà a cercarla, trovando un alleato del tutto inaspettato: lo stesso scrittore francese, Patrick Modiano.
Con elementi simili, sarebbe bastato un attimo di distrazione per trasformare questo testo delizioso in una successione di cliché già visti. E invece no. Perché Antoine Laurain sa intessere delicatamente le fila di questa storia. Lo fa con garbo e dolcezza, senza mai risultare stucchevole. Conduce il lettore nella dimensione estrema del possibile, dove un uomo può invaghirsi di un donna che non conosce, eppure che, al tempo stesso, percepisce come anima affine, presenza familiare.
Qual è stato l’iter creativo che l’ha portata al suo ultimo romanzo, La donna dal taccuino rosso?
Avevo in mente una storia molto semplice, con pochi elementi di partenza: una borsa, un uomo, una donna, una città. Sognavo questo incontro del tutto imprevisto tra un uomo e una donna. Un incontro molto romantico – un po’ strano – tutto sommato abbastanza lontano dal nostro mondo moderno. Desideravo credere che potesse avere luogo. E lo credo veramente. E penso che questo incontro sia perfettamente possibile. Molti lettori stranieri associano questa vicenda a Parigi. È comprensibile…ma, in fondo, potrebbe perfettamente accadere in qualsiasi altra città: a Roma, a Milano, a Londra, Berlino, Mosca…è una storia forse più universale di quello che non sembri.
Avevo in mente una storia molto semplice, con pochi elementi di partenza: una borsa, un uomo, una donna, una città. Sognavo questo incontro del tutto imprevisto tra un uomo e una donna. Un incontro molto romantico – un po’ strano – tutto sommato abbastanza lontano dal nostro mondo moderno. Desideravo credere che potesse avere luogo. E lo credo veramente.
Come spesso accade nei testi di Patrick Modiano, La donna dal taccuino rosso ruota attorno alla ricerca di una donna, Laure. È per questo che ha deciso di inserire lo scrittore tra le pagine del suo romanzo?
I romanzi di Patrick Modiano, che apprezzo particolarmente, mi hanno accompagnato per molto tempo. Quando mi è venuta l’idea di inserire un libro con una dedica di uno scrittore nella borsa di Laure, ho subito pensato a Modiano. Patrick Modiano è lo scrittore dei misteri, della ricerca d’identità e della sensibilità estrema. Non avrei potuto scegliere nessun altro. Era una vera sfida decidere di farlo comparire nel testo. Ho esitato a lungo e un giorno mi sono detto: non è possibile altrimenti. È un omaggio e sono davvero felice di averlo fatto prima che ricevesse il Premio Nobel per la Letteratura.
E perché, tra vasta produzione di Modiano, ha scelto che Laure avesse nella borsa Accident nocturne?
Accident nocturne… Laure è vittima di un incidente notturno. Inoltre è un libro che amo. Una specie di tacita intesa.
Nel romanzo, Laure annota sul taccuino pensieri e frasi, tra cui una lista di mi piace/ho paura. La casa editrice Einaudi, ispirandosi a questo particolare, ha lanciato un hashtag su Twitter. Potrebbe condividere qualcuno dei suoi personali mi piace/ho paura?
I mi piace e ho paura non sono tutta farina del mio sacco ma sono ispirate ad alcune liste scritte da una donna che amo. Non aggiungerei altro. Spiacente.
In un passo del romanzo, Laurent, vedendo una donna leggere un ebook, si domanda se il libro cartaceo avrebbe resistito a quella meraviglia tecnologica. Lei condivide gli stessi dubbi?
A volte si. Non ho niente contro gli ebook – sono comodi in aereo e quando si è in vacanza – ma diciamo che non vorrei che il supporto cartaceo sparisse. È l’essenza stessa della lettura. Un libro è un oggetto ed è quello da più di duemila anni. Una biblioteca, che sia personale o pubblica, “esiste” e non è virtuale. Non vorrei che si riducesse Marcel Proust a un file scaricabile in quattro secondi. Non vorrei che il suo lavoro e la sua vita fossero ridotti a questo. Mentre mi appresto a rispondere a questa domanda, alzo gli occhi verso la mia biblioteca, che occupa lo spazio di un muro intero della mia casa. Nulla a che vedere con una chiavetta usb da tenere in fondo alla tasca…
I romanzi di Patrick Modiano, che apprezzo particolarmente, mi hanno accompagnato per molto tempo. Quando mi è venuta l’idea di inserire un libro con una dedica di uno scrittore nella borsa di Laure, ho subito pensato a Modiano. Patrick Modiano è lo scrittore dei misteri, della ricerca d’identità e della sensibilità estrema. Non avrei potuto scegliere nessun altro.
La donna dal taccuino rosso è un romanzo delicato come una commedia francese. Se dovesse pensare ad un eventuale trasposizione cinematografica, quali attori vedrebbe nel ruolo di Laure e Laurent?
Ci stanno già pensando i produttori…
Una curiosità: nel libro mostra un’attenzione speciale verso i gatti. C’è una ragione particolare?
Sì, ho sempre vissuto con dei gatti. Vivo con un gatto che ho adottato come “assistente personale”. La vita senza felini è inconcepibile, come una vita senza donne.
Cosa ha in serbo il futuro? Sta lavorando a un nuovo romanzo?
Sì, sto scrivendo un romanzo. La ringrazio per le sue domande. Un saluto a tutti i lettori italiani.