Ci è riuscito ancora. L’ha fatto per un’ultima, indimenticabile, volta. Carlos Ruiz Zafón – lo scrittore spagnolo contemporaneo più amato, letto e venduto al mondo – mi ha riportata a quei pomeriggi sospesi in cui il tempo era scandito solo dai capitoli dei suoi libri, che divoravo uno dietro l’altro. Mi abbandonavo alle sue pagine, smarrendomi tra le vie oscure di Barcellona. Conoscendo scrittori mai esistiti e pseudobiblia, maledizioni e inseguimenti, rancori e amori.
Questa raccolta di racconti postumi – alcuni già apparsi in Spagna, altri inediti; alcuni dedicati ai personaggi della tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati, altri no – è come un gioco di scatole cinesi. Se c’è una cosa che Zafón ci ricorda sempre, a ogni riga, è che quando pensiamo di aver raggiunto la verità, dietro l’angolo ci attende un nuovo segreto da svelare.
Mentre a fine lettura chiudevo il libro e mi congedavo per sempre dall’universo creato da Zafón (anche se vivrà nella mente di noi lettori, come solo la letteratura sa fare), mi sono detta che è proprio vero: quando arriva la morte, rimangono le storie. Potrebbe non sembrare abbastanza. Invece è tutto.
Se cliccate qui, vedrete una giovane ed emozionata Francesca stretta tra le braccia di un inaspettatamente alto Carlos Ruiz Zafón.