Può un progetto nato da una rivista letteraria e promosso in rete smuovere le classifiche e invogliare i lettori all’acquisto? È questa la scommessa alla base della campagna #LaNotteDellaRabbia – ideata da Leggere:tutti – che, coinvolgendo una decina di blogger, vorrebbe far conoscere il nuovo romanzo di Roberto Riccardi a più persone possibili. In che modo? Condividendo recensioni, interviste ed estratti del libro. La notte della rabbia (Einaudi Stile libero, pp. 328, 18 euro) è un noir ambientato negli anni ’70. Il protagonista è il colonnello Leone Ascoli, un uomo dal passato decisamente tormentato. Qui alle prese con uno dei casi più delicati che abbia mai dovuto affrontare: il rapimento del professor Claudio Marcelli – un politico noto per la proposta di una riforma sulla legge penale – da parte di un gruppo terroristico.
Roberto, l’esperimento di Leggere:tutti è molto ambizioso, e altrettanto stimolante. Com’è nato?
Frequento Sergio Auricchio, editore e anima di Leggere:tutti, da molto tempo. Sono stato fra i pionieri della sua nave di libri per Barcellona, che ogni anno porta in quella città autori e lettori italiani in occasione della Giornata Mondiale del Libro, il 23 aprile, lì celebrata nella ricorrenza del patrono, San Giorgio. È un’esperienza splendida che condivido con Leggere:tutti fin dalla prima edizione della nave, nel 2010. Questo progetto è in fondo un altro viaggio: una sfida che la rivista ha voluto lanciare anche per testare la propria capacità di incidere nell’ambito letterario, che la vede protagonista da anni con risultati significativi e iniziative interessanti.
Veniamo a La notte della rabbia. Il mondo letterario è affollato di detective, investigatori, poliziotti. Leone Ascoli è un colonnello dell’Arma. Ci racconti qualcosa di lui? Quanto ha in comune con te?
Leone Ascoli è, come me, un ufficiale dei Carabinieri. Al pari di qualunque altro personaggio letterario, pensa con la mente del suo autore e parla con la sua voce. Detto ciò, non siamo gemelli. Il colonnello comanda il Reparto Antieversione dell’Arma negli anni di piombo e questo fa subito pensare a Carlo Alberto dalla Chiesa. Ha in più una caratteristica che lo rende unico nel panorama della narrativa italiana di genere: la sua famiglia è di origini ebraiche e lui, all’epoca sedicenne, ha vissuto la deportazione e la prigionia nel lager di Auschwitz. Questo segno entrerà in gioco con forza nell’intreccio del romanzo, quando sulla scena di un sequestro ordito da un gruppo terroristico irromperà la figura di Helmut, ex ufficiale SS divenuto un agente segreto con una doppia fedeltà: alla Germania Ovest e a quella Orientale. Si può dire quindi che Leone ha più in comune con Primo Levi che con me. Oppure con Alberto Sed, il sopravvissuto del quale ho scritto la biografia che è stata il mio primo libro in assoluto.
Gli anni di piombo sono un periodo difficilissimo da interpretare, ma che può dirci molto sui tempi di paura che stiamo vivendo. Perché questa ambientazione? Che tipo di lavoro di documentazione è stato necessario?
Negli anni Settanta ero un bambino, eppure ne ho memoria. Ricordo la Renault con il corpo di Aldo Moro, gli scontri fra studenti non molto più grandi di me, il fermento politico e ideologico, le tensioni sociali. Così ho conservato un forte interesse per quel periodo, che si è trasferito nelle mie pagine. Per scriverle ho attinto da numerose letture sull’argomento, dalle ricostruzioni dei documentari e dei film che se ne sono occupati, dai racconti dei colleghi più anziani che sul fronte del terrorismo sono stati impegnati. Mi sono appassionato parecchio alla mia trama, che riflette gli intrecci politici, gli interessi personali, le famose “convergenze parallele” di cui tanto si è detto. Spero che questa passione arrivi a chi leggerà.
Dalla pagina allo schermo. Da Marco Giallini che ha interpretato il vicequestore Rocco Schiavone ad Alessandro Gassman che ha recentemente indossato i panni dell’ispettore Lojacono. Se potessi dare un volto al colonnello Ascoli quale attore sceglieresti?
Non traccio mai un identikit preciso dei miei protagonisti, così non so immaginare il volto e il fisico del colonnello Ascoli. Nel romanzo gli ho dato un’età, quarantasei anni. Ne aveva trenta di meno al tempo della deportazione, che pure è raccontata in qualche capitolo. Dunque per interpretarlo ci vorrebbero due professionisti, un ragazzo e un uomo maturo. Ma scegliere gli attori è compito di registi e produttori, a ciascuno il suo mestiere…
COME PARTECIPARE A #LANOTTEDELLARABBIA?
Se il romanzo vi ha incuriosito, recatevi nella vostra libreria di fiducia dal 16 al 22 ottobre. Acquistate il libro, scattate una foto e condividetela usando l’hashtag #LaNotteDellaRabbia.
Potere alle storie, potere ai lettori.
“La notte della rabbia”, Roberto Riccardi – Loris Inthebook
5 Ottobre 2017 at 16:11Nell’intervista all’autore condotta da Francesca Marson (Nuvole di inchiostro), Riccardi confessa di aver attinto a molteplici fonti.