Iniziamo dalla fine, un anno dopo. Da una sera di giugno, dove la pioggia regala una tregua di qualche ora. Al Laboratorio Formentini, piccola oasi culturale racchiusa nella scintillante Brera, è una serata diversa. Sei scrittori e ventisei studenti del Master in Editoria (promosso dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Università degli Studi di Milano ed AIE). Più alcuni professori, editor, uffici stampa, giornalisti, lettori e semplici curiosi. E poi noi. Gli ex studenti: quelli che hanno realizzato – sempre sotto lo sguardo vigile di Benedetta Centovalli, anima dell’iniziativa – l’edizione zero del POP, Premio Opera Prima.
Nato all’interno delle mura della Fondazione Mondadori, il premio – che sancisce l’esordio più meritevole dell’anno secondo una giuria composta da studenti e librai – vede trionfare Walter Comoglio e il suo La sera che ho deciso di bloccare la strada (Gorilla Sapiens Edizioni, pp. 144, 14 euro). Trionfare. Nel vero senso della parola. Decretato il vincitore della Menzione Speciale per la Cura Editoriale (che quest’anno è andato a Medusa di Luca Bernardi, e soprattutto al notevole lavoro di Tunué), alla proclamazione il pubblico è esploso in un boato di applausi e felicità. Se questo è il potere delle storie, di un esordio non qualsiasi, bensì di una raccolta di racconti pubblicati da una piccola casa editrice romana, allora è necessario scoprirne di più.
Esordire oggi con una raccolta di racconti, secondo le leggi del mercato editoriale, può essere una scelta ancor più difficile e azzardata. Quanto ne eri consapevole?
In realtà il racconto breve è la forma espressiva con cui mi trovo meglio e con cui mi è sempre venuto naturale scrivere storie. Detto ciò, devo essere sincero, non esiste un momento in cui dico “bene, ora scrivo un racconto”: più che altro, provando a scrivere le storie nel modo che mi sembra il più sincero e funzionale alla fine tendenzialmente vengono fuori racconti. Perlomeno, fino ad ora mi è sempre successo così. Quindi tornando alla domanda, ti direi che si, ne sono consapevole ma nello stesso tempo non mi sono mai posto il problema perché tanto avrei scritto racconti comunque.
Ironia, malinconia e stranezza. I tuoi protagonisti sembrano però accomunati da un’intensa voglia di libertà. La stessa che ti ha portato a vivere in Irlanda?
I miei personaggi sono fondamentalmente inadatti. Cercano quindi di inventarsi un’altra via, non per sentirsi finalmente adeguati, ma per dimenticarsi il concetto di adeguatezza che gli hanno cucito addosso. Io invece sono in Irlanda perché perseguo il mio sogno: ovvero farmi intervistare dal Fatto Quotidiano nella rubrica “Cervelli in fuga” e far sentire inadeguato chi rimane in Italia.
A che punto della tua esperienza hai conosciuto Gorilla Sapiens edizioni?
Qualche anno fa Gorilla Sapiens aveva pubblicato un concorso per racconti da inserire in Voltaire light, una raccolta ispirata ai lemmi Voltariani. Io avevo un racconto che mi sembrava buono, quindi l’avevo mandato. Alle Gorillas era piaciuto e l’avevano pubblicato. Ci siamo conosciuti così. Dopodiché è passata un po’ d’acqua sotto i ponti – sono terribilmente esigente nei confronti dei miei racconti e sono quindi lentissimo a dare la “stretta finale” – ed ho inviato una serie di racconti che avevo scritto nel corso degli anni e mi piacevano singolarmente. Mi è tornata indietro. Col senno di poi è stato un bene, perché da allora ho iniziato a concepire i miei racconti all’interno di una raccolta con una sua anima e non come una semplice serie di storie una dopo l’altra. Così è venuto fuori La sera che ho deciso di bloccare la strada.
Vincitore del Premio POP. Le emozioni della serata.
È stata davvero una bella esperienza perché fondamentalmente scrivo per essere letto e il premio POP mi ha dato l’occasione di far giungere le mie storie a lettori curiosi e appassionati. Ciò mi fa immensamente piacere e sotto un certo punto di vista è tutto ciò che mi interessa. In particolare vorrei ringraziare i ragazzi del Master perché mi hanno fatto percepire tutto il loro entusiasmo.
Finiamo dall’inizio, un anno prima. Da una sera di giugno, dove il sole è cocente e abbiamo deciso di vestirci tutti con un dettaglio giallo per farci riconoscere. Al Laboratorio Formentini, dove l’afa milanese non cede un millimetro alla calura della notte, è una serata diversa. Cinque scrittori e ventisei studenti del Master in Editoria (promosso dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Università degli Studi di Milano ed AIE). Quattro di noi avevano curato in ogni singolo dettaglio quell’evento. Eravamo le ragazze dell’edizione zero: Giulia, Francesca, Martina, Samuela. Tutto il resto, questa volta, non ve lo posso proprio raccontare.
Fotografia © @premioperaprima